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Giornate Europee del Patrimonio 2024

L'OPERA INTERROTTA

Santa Margherita dei Gesuiti

L'Aquila | 27 - 28 - 29 settembre 2024

Anche quest’anno le Giornate Europee del Patrimonio sono l’occasione per promuovere un focus – molto articolato – su uno degli edifici monumentali di cui il Segretariato Regionale MiC per l’Abruzzo cura l’intervento di consolidamento e restauro.

L’attenzione si concentra, quindi, sulla Chiesa di Santa Margherita dei Gesuiti, nel cuore della città di L’Aquila, e sulla sua singolare vicenda costruttiva.

Santa Margherita dei Gesuiti (XVI-XVII sec.), sorge oggi in un contesto urbano di grande pregio, affacciandosi sull’omonima piazza circondata da diverse edifici storici: Palazzo Margherita, Palazzo Pica Alferi, Palazzetto dei Nobili, Palazzo Camponeschi, che altro non era che il Collegio annesso alla Chiesa.

Santa Margherita, dalla splendida e insolita facciata incompiuta, conserva al suo interno importanti opere d’arte di Gerolamo Genatiempo, Vincenzo Damini, il crocifisso di Giovanni di Biasuccio e una delicata Madonna della Consolazione di Saturnino Gatti, oltre a decorazioni in stucco davvero singolari.

Ma non sono queste le caratteristiche che rendono Santa Margherita un unicum nel territorio: la facciata a grezzo e la monumentalità dell’aula bruscamente tagliata dalla parete di fondo sono i segni evidenti che la Chiesa rappresenta un’architettura interrotta, eredità delle sue travagliate vicende costruttive.

Il primo e unico progetto che conosciamo, perché pervenuto sino a noi, risale al 1625. Il cantiere della Chiesa si avviò nel 1636, su un’altra ipotesi costruttiva, di cui restano solo tracce nei documenti dell’epoca.

Già nel 1692, però, si paventa la rinuncia alla realizzazione del transetto, della cupola e dell’abside. Successivamente per problemi tecnici, ma anche per l’avversione politica che portò allo scioglimento dell’Ordine dei Gesuiti, nonché per le difficoltà economiche della città legate alla distruzione del Grande terremoto del 1703, la Chiesa non fu mai finita.

A partire dal monumento come lo conosciamo oggi, passando per il progetto del 1625, integrato con i materiali d’archivio risalenti all’edificazione, è stata realizzata da studiosi dell’Università degli Studi dell’Aquila un’ipotesi costruttiva di Santa Margherita, supportata dalla tecnica di modellazione 3D.

1625 > 1636 > 2024

I risultati di queste ricerche, messi a disposizione dai professori dell’Università, arricchiscono l’apertura straordinaria della Chiesa di Santa Margherita dei Gesuiti con un videomapping ideato per l’occasione. All’imbrunire la facciata della Chiesa diverrà un vero e proprio schermo su cui sarà raccontata la storia di questa “architettura interrotta” e si vedrà la Chiesa come “avrebbe potuto essere” (27 – 28 – 29 settembre | dalle ore 19:00 alle ore 21:00).

La sofisticata proiezione – ideata e realizzata da Persorsi di luce di Francesco Capotorto – presenterà per la prima volta il processo costruttivo di Santa Margherita, modificato nel tempo e mai completato. Gli elementi architettonici verranno composti e ricomposti, osservati da altre prospettive, per un’esperienza immersiva unica, che farà conoscere l’opera interrotta nella sua complessità.

Se il videomapping sintetizza emozionalmente e per immagini l’ipotesi costruttiva di quella che avrebbe potuto essere Santa Margherita compiuta, il pomeriggio di studio organizzato ad apertura del progetto (venerdì 27 settembre, ore 16:00 – Palazzetto dei Nobili) è l’occasione per approfondire il contesto storico-artistico dell’edificazione della Chiesa, gli interventi di restauro avviati nel 1989 e portati avanti per quindici anni, gli interventi di consolidamento e restauro dopo il sisma del 2009 (in fase di conclusione), le novità emerse dal parallelo intervento sul Collegium, e il percorso di studio che ha portato, attraverso la modellazione 3D, ad ipotizzare Santa Margherita come architettura finita.

L’incontro è organizzato nell’ambito di Street Science, in collaborazione con l’Università degli Studi dell’Aquila.

Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili

 

Sintesi degli interventi

 

Un inquadramento storico-artistico della chiesa di Santa Margherita e nuove considerazioni sull’operato aquilano di Lorenzo Berrettini e Girolamo Cenatempo

Gianluigi Simone

Si intende contestualizzare l’edificio sacro di Santa Margherita nel quadro della situazione storica aquilana di fine ‘500, nonché inquadrarlo all’interno della conformazione tipologico-funzionale tipica delle fabbriche gesuitiche. A partire dal primo quarto del Seicento la chiesa, pur incompiuta nelle sue architetture, andrà ad arricchirsi di stucchi, marmi commessi, sculture e pitture, che saranno sinteticamente descritte.         
La seconda parte dell’intervento sarà dedicata all’analisi delle opere realizzate a L’Aquila da Lorenzo Berrettini – procugino di Pietro da Cortona – e da Girolamo Cenatempo – diffusore del linguaggio di Luca Giordano –, due pittori che hanno lasciato importanti cicli decorativi ad affresco in Santa Margherita. I due artisti, col loro stile peculiare, hanno saputo caratterizzare la pittura sacra aquilana tra la metà del XVII sec. e la metà del secolo successivo.

 

L’impegno della Soprintendenza nel lungo e complesso recupero della chiesa di S. Margherita: 1989-2004

Biancamaria Colasacco

La chiesa di S. Margherita, più nota come chiesa del Gesù, in un arco cronologico di quindici anni compreso tra il 1989 ed il 2004, è stata interessata da un vasto intervento di restauro, articolato in una serie ininterrotta di lotti funzionali progettati e diretti da Biancamaria Colasacco, che ha riguardato gli apparati decorativi delle sei cappelle laterali comprensivi di pitture murali, dipinti su tela, stucchi, marmi; i dipinti murali della testata absidale; gli affreschi ubicati tra le partiture architettoniche della navata; il portale laterale con il frammento scultoreo del Fonte Battesimale di Giovanni de’ Rettori. Il resoconto dei lavori, dall’esito davvero rimarchevole, illustrato in un convegno internazionale di studi promosso dall’Università dell’Aquila, è pubblicato nel vol. LII della Bibliotheca Instituti Historici S.I. Motivo di ulteriore soddisfazione è dato dal recupero del monumentale Crocifisso ligneo, caposaldo della scultura abruzzese del Quattrocento, attribuito da Ferdinando Bologna a Giovanni di Biasiuccio.

 

I restauri degli apparati decorativi dopo il sisma del 2009 tra perdite e recuperi

Tancredi Farina

Il terremoto del 6 aprile 2009 causò seri danni alla chiesa di Santa Margherita: fortunatamente non vi furono crolli di vaste proporzioni ma le murature e le volte subirono lesioni e fratture, anche significative. In un simile contesto, dove i dipinti e gli stucchi insistono proprio su volte e murature, purtroppo anche i danni per gli apparati decorativi furono ingenti, con distacchi e perdita di materiali.

I lavori che si sono susseguiti in questi anni hanno interessato la navata della chiesa e tutte le cappelle laterali. È stato possibile recuperare e ricollocare la maggior parte dei frammenti pittorici e di stucco e, grazie a un meticoloso restauro, ristabilire l’unità visiva delle varie opere; inoltre, è stato possibile recuperare anche alcune decorazioni nascoste sotto strati di intonaci novecenteschi.

 

  1. Margherita dei Gesuiti, un cantiere di restauro post sismico

Paolo Mascilli Migliorini

Fortemente danneggiata dal sisma del 6 aprile 2009 la chiesa seicentesca di Santa Margherita dei Gesuiti è stata oggetto dal 2015 di un lungo e complesso cantiere di restauro, ormai di fatto giunto al termine, che ha interessato sia gli assetti strutturali che gli apparati narrativi e decorativi. Il crollo di alcuni contrafforti, della torre campanaria e delle volte dell’abside ha portato infatti ad un pesante quadro fessurativo che ha interessato la volta a botte della navata e le pareti delle cappelle, col distacco della volta dalla parete di facciata. Una condizione di danno grave diffuso quindi in tutta la chiesa, che ha necessariamente interessato i suoi ricchi apparati di affreschi e di stucchi e ha reso necessario pertanto un restauro a tutto campo, esteso fino alla cantoria e all’organo, che, come nella migliore tradizione del restauro, ha portato anche a importanti rinvenimenti.

Il restauro, diviso in due lotti successivi ha subito una lunga interruzione anche per il ritardo con cui è stato finanziato il secondo lotto, diretto ottimamente dall’architetto Gianfranco D’Alò con la collaborazione del geometra Giuseppe Scarsella e realizzato, come il primo, da DIPE e Edil.Fa.Mar e dai suoi restauratori guidati da Berta Giacomantonio e Susanna Segarelli. L’intervento riguarderà non solo gli aspetti tecnici e di restauro ma anche la vicenda amministrativa e la assidua attività del Segretariato Regionale per portare a compimento l’opera.

 

Il progetto infinito e l’architettura interrotta. La chiesa di Santa Margherita e l’Aquilanum Collegium

Mario Centofanti

ll concetto di Architettura “interrotta” è introdotto, nel panorama della post-modernità della cultura architettonica italiana, in una rubrica (a partire dal numero 6/1969) della rivista Controspazio, diretta da Paolo Portoghesi, teso a designare genericamente una condizione di sospensione, un arresto innaturale, intenzionale o provocato. Definizione alla quale è pienamente riconducibile il processo formativo dell’insediamento gesuitico nella città dell’Aquila che risulta piuttosto lungo e complesso. Si articola in più fasi significative, tutte comunque rapportabili ad una medesima strategia improntata a garantire, momento per momento, e a prescindere dalla consistenza e dalla qualità dell’insediamento, la compresenza di tutte le funzioni proprie dell’ordine e delle relative componenti strutturali (la Chiesa, la Residenza, la Scuola, la sede della Congregazione).

 

Immaginare Storie. Ricostruzioni digitali per lo studio e la valorizzazione della chiesa di Santa Margherita all’Aquila  

Stefano Brusaporci

Le tecnologie digitali sono divenute parte integrante del quotidiano. Da molti anni siamo abituati ad esperire ricostruzioni 3D di beni culturali non più esistenti, di reperti, di ruderi. Nel caso della chiesa di S. Margherita, incrociando il rilevamento dell’edificio attuale con la volontà progettuale espressa dai disegni di progetto, è possibile avanzare ipotesi interpretative in merito a come avrebbe potuto essere la fabbrica qualora condotta a termine. I modelli digitali, intesi come strumento di analisi, favoriscono al contempo lo studio del significante architettonico e la comunicazione pubblica delle vicende storiche. Infatti “immaginare” tali ipotesi ricostruttive – nel senso di creare immagini, anche come esperienze immersive tridimensionali –, non vuole proporsi solamente come forma di “intrattenimento”, ma soprattutto promuovere la valorizzazione del reale attraverso il racconto delle ‘ragioni’ e dei ‘pensieri’ progettuali che lo sottendono.

 

Il collegamento con il Collegium

Dominga Bianchini 

La lettura del paesaggio costruito e formato dall’insieme della Chiesa di Santa Margherita dei Gesuiti del Collegium, alias l’odierno Palazzo Camponeschi, e di palazzo Spaventa restituisce alla comunità aquilana l’immagine della trasformazione urbana e edilizia ripensata a partire dalla fine del Cinquecento e realizzata tra il Seicento e l’Ottocento. L’oggetto di dettaglio che andremo a raccontare è un collegamento che non è immediatamente visibile e tantomeno percepibile. Trattiamo la cappella posta al primo livello di Palazzo Camponeschi che si adagia sopra a un arco di connessione tra la Chiesa di Santa Margherita e il fabbricato adiacente, il Collegium. Il collegamento costruito ha concorso in un tempo parallelo – o forse subito successivo – alla formazione della modifica del contesto urbano in cui insiste l’isolato. In questa occasione è stato configurato il manufatto urbano-edilizio di concezione ‘moderna’, disegnata, ordinata e visibile che ha comportato il cambiamento di via Forcella da asse della viabilità cittadina medievale a parte dell’insieme edilizio attraverso la saturazione del vuoto urbano che costituiva.

Il cuore delle Giornate Europee del Patrimonio 2024 e di questo progetto è l’apertura straordinaria del cantiere di restauro di Santa Margherita dei Gesuiti.
Sabato 28 e domenica 29 settembre, dalle ore 10:00 alle ore 14:00, la Chiesa – singolare caso di “architettura interrotta”- mostra ai visitatori la sua luminosa spazialità e la sua straordinaria ricchezza artistica, in attesa della conclusione dei lavori e della sua definitiva riconsegna alla comunità.
 

Ingresso libero, senza prenotazione, contingentato

La Chiesa di Santa Margherita dei Gesuiti si trova in un contesto urbano di grande pregio, circondata da imponenti edifici storici, quali Palazzo Camponeschi e Palazzetto dei Nobili, Palazzo Pica Alfieri e Palazzo Quinzi.

La vicenda storica della Chiesa ha inizio sin dal 1294, data di fondazione canonica della città di L’Aquila, quando ad uno dei castelli fondatori, il castello di Forcella (nell’attuale territorio di Preturo), viene assegnato un locale nel quarto di San Pietro. Qui viene edificata una Chiesa dedicata a Santa Margherita, come l’omonima Chiesa extra moenia.

Nel XVII secolo l’antico edificio sacro viene demolito per far spazio al progetto di più ampio respiro ideato dai Gesuiti arrivati a L’Aquila nel 1592.

 

 

I GESUITI A L’AQUILA

L’Ordine gesuitico – seppur sostenuto dalla Regina Margherita d’Austria – non si insediò facilmente a L’Aquila, soprattutto a causa dei sentimenti antimonarchici e antispagnoli che animavano la classe dirigente dell’epoca e la trattativa per l’insediamento durò più di trent’anni. Mediatore del progetto fu il vescovo aquilano Ioào de Acunha, dell’entourage di Filippo II di Spagna.

Nel 1592 il consiglio cittadino aquilano delibera finalmente a favore della fondazione del Collegio dei Gesuiti in città e nel 1594 la “Magnifica Camera” (istituzione nata nel 1355 che reggeva la vita politica della città) trasferisce la propria sede presso il Palazzo di Margherita d’Austria, lasciando ai Gesuiti l’antica sede presso il Palazzo Camponeschi. Nel 1596 si inaugura l’Aquilanum Collegium Societatis Iesu e, l’anno successivo, i Padri Gesuiti entrano in possesso della piccola Chiesa di Santa Margherita della Forcella, situata al margine dell’attuale piazza di Santa Margherita, lungo l’odierna via Bafile.

Il progetto insediativo dei Gesuiti in tutta Europa era finalizzato alla realizzazione, in ciascuna città, di una Chiesa per le funzioni liturgiche e di un Collegium (comprensivo della residenza per i padri Gesuiti e della scuola) per la formazione dei giovani. Modello di riferimento principale era quello della Chiesa e del Collegio del Gesù a Roma, oggi in gran parte adibito a sede del Ministero della Cultura.

La Chiesa dei Gesuiti a L’Aquila, costruita oltre sessant’anni dopo il modello romano, costituisce in Abruzzo il primo e unico esempio ancora leggibile nella sua complessità di Chiesa Gesuitica con annesso Collegio.

 

IL LUNGO PERCORSO DI EDIFICAZIONE DELLA CHIESA

A partire dal 1596 vengono realizzati diversi progetti per la Chiesa e l’annesso collegio: uno nel 1610 e uno nel 1625, opera dell’architetto della Provincia Napoletana Padre Agatio Stoia. I disegni e le relazioni di progetto sono oggi custoditi a Parigi presso la BNF – Bibliothèque Nationale de Paris – Cabinet des estampes.

Nel 1636 I Gesuiti danno avvio alla costruzione della Chiesa, sulla base di un progetto che non ci è pervenuto. I lavori procedono a rilento, soprattutto a causa di problemi finanziari e già nel 1692 si paventa la rinuncia alla realizzazione del transetto, della cupola e dell’abside.

 

IL TERREMOTO DEL 1703

Nel 1703 il “Grande terremoto” colpisce duramente L’Aquila, danneggiando – seppur non gravemente – sia la Chiesa che il Collegio e costringendo i lavori ad una nuova battuta d’arresto e a una successiva lenta ripresa.

Le difficoltà economiche del post-sisma e quelle tecniche relative al completamento dell’edificio, insieme ai problemi che l’Ordine stava affrontando ovunque a livello politico, portano nel 1717 alla definitiva interruzione dell’edificazione della Chiesa, che resta nella forma incompiuta che vediamo oggi, senza il rivestimento della facciata e priva di transetto, cupola e abside.

 

SOPPRESSIONE E CACCIATA DELL’ORDINE

A partire dal 1759 l’Ordine viene soppresso in tutta Europa e nel 1767 i Gesuiti furono espulsi anche dalla città di L’Aquila.

La vicenda edilizia della Chiesa e del Collegio giungono al termine: la Chiesa non viene più completata e il Collegio si arresta alle due ali esistenti lungo via Forcella e la nuova via tracciata dai Gesuiti, oggi via Camponeschi.

Nel 1839, su volontà del re delle Due Sicilie Ferdinando II, i Gesuiti poterono tornare in città, ma nei locali dell’ex convento di San Francesco (l’ordine dei Francescani era stato soppresso nel 1809), situato presso l’attuale piazza Palazzo, dove oggi sono la sede della Biblioteca Provinciale e quella del Convitto Nazionale.

La città si trovava nuovamente divisa tra chi appoggiava la presenza dei Gesuiti, soprattutto per finalità culturali e scientifiche, e chi invece vedeva nell’Ordine l’espressione della monarchia in una città che, proprio in quegli anni, partecipava in maniera attiva al Risorgimento.

 

SISMA 2009

Il terremoto del 6 aprile 2009 ha danneggiato gravemente la Chiesa di Santa Margherita, sia nella parte strutturale che negli apparati decorativi.

Il Segretariato Regionale MiC per l’Abruzzo è impegnato nei lavori di restauro e consolidamento finalizzati alla restituzione del bene alla collettività e alla sua funzione.

Queste complesse attività di recupero rappresentano una preziosa occasione di studio e approfondimento che, con il supporto di nuove tecnologie e in ambiti multidisciplinari, restituiscono nuove e inedite visioni di un complesso architettonico centrale nel panorama monumentale non solo aquilano.

IL SEPOLCRO DI SANT’EQUIZIO

Nella cappella della Consolazione, che ospita anche l’affresco frammentario della Madonna col Bambino di Saturnino Gatti, si trova il sepolcro di Sant’Equizio, uno dei compatroni dell’Aquila, insieme a San Massimo, San Pietro Celestino e San Bernardino da Siena.

Della sua vita si sa molto poco: vissuto tra il V e il VI secolo, probabilmente a Pizzoli, fu con San Benedetto da Norcia il massimo diffusore del monachesimo, non solo in Italia. Nel paese di Marruci fondò il monastero di San Lorenzo dove, nell’omonima Chiesa, furono custodite le sue spoglie fino al 1785. In quella data furono traslate a L’Aquila, a Santa Margherita.

Il sepolcro del Santo è costituito da un’urna marmorea coperta da una tavola dipinta, che rappresenta il Santo in atto di sorreggere e sollevare al cielo la città dell’Aquila cinta di mura e rappresentata dal Palazzo di città, dal Palazzetto dei Nobili e dalla Chiesa di Santa Margherita.

 

I GESUITI E LA RIVOLUZIONE DELL’ASSETTO URBANISTICO

L’arrivo della Compagnia del Gesù a L’Aquila e il suo proposito di edificare la Chiesa ed il Collegio per le finalità dell’Ordine, comporta una vera rivoluzione urbanistica in città, non solo nell’area a loro assegnata. L’assetto intorno alla Chiesa di Santa Margherita, prima della sua costruzione, era completamente diverso da come lo conosciamo oggi. Non era stata ancora tracciata l’attuale via Camponeschi e, scendendo in direzione Sud, alle spalle di Palazzo Margherita, oltre la piazza, erano presenti tre isolati paralleli (come visibile nell’immagine in trasparenza in basso a destra). La Chiesa e il Collegio (che oggi formano un unico blocco) erano separati da una strada, chiamata Via di Forcella, il cui spazio è oggi occupato in parte dal campanile. Dopo anni di trattative per ottenere i fondi e l’acquisto di vari terreni della zona, i Gesuiti demolirono il Palazzo della Camera

(in parte sostituito con la costruzione nel 1601 di Palazzetto dei Nobili), fusero i tre isolati preesistenti con la chiusura di Via Forcella e della strada parallela, e tracciando ex-novo l’attuale via Camponeschi.

 

IL DOPPIO CAMPANILE

Documenti d’archivio testimoniano che, in un periodo compreso tra il 1785 e la fine degli anni 60 del ‘900, la Chiesa di S. Margherita presentava un doppio campanile.

«Esso [il secondo campanile] fu costruito in occasione [1786] del trasferimento delle ossa di S. Equizio [dalla Collegiata di S.Lorenzo di Pizzoli alla chiesa di S. Margherita], per collocarvi la grossa campana cosiddetta del S. Abate, la quale fu rimossa il 5 aprile 1928 e fu sistemata nella torre campanaria del Duomo» (Gamboni, 71, 1941).

Un progetto di completamento della facciata (1926) dell’architetto Mario Gioia [fonte archivio Soprintendenza], prevedeva la eliminazione del doppio campanile (Continenza, 667, 2000).

Una cartolina datata 1967 testimonia che il campanile come lo conosciamo oggi è il frutto di un intervento di sottrazione successivo a quella data.

 

LA CONCORRENTE CHIESA DI SAN FILIPPO

Negli anni in cui i Gesuiti iniziavano a lasciare il loro segno in città, a L’Aquila si insediò anche la Confederazione dell’Oratorio di San Filippo Neri (1607). Inizialmente all’Ordine fu assegnato l’ex Oratorio di San Girolamo, dove oggi è la Chiesa di Santa Caterina Martire, la quinta di fondo di piazzetta San Biagio. Ma quando si sparse la voce della realizzazione del complesso gesuitico, poco distante, i Filippini decisero di costruire prima un proprio Convento e, a partire dal 1637 (ossia un anno dopo l’avvio del cantiere di Santa Margherita), avviarono l’edificazione della Chiesa di San Filippo, addossata alla struttura conventuale.

Nel 1661 la Chiesa fu consacrata, mentre erano ancora in allestimento le cappelle e con la facciata a grezzo; negli anni successivi le cappelle, splendidi esempi di barocco, furono completate insieme al transetto e all’altare. La facciata, invece, rimase priva di rivestimento (se non per il basamento in pietra) e ancora oggi rimanda alla concorrente Chiesa di Santa Margherita, come similare esempio di architettura interrotta.

I gravi danni causati dal sisma del 2009 hanno reso necessari lavori di restauro conservativo e ritocco pittorico degli elementi lapidei e delle superfici decorate (affreschi, stucchi, intonaci). L’intervento ha riguardato esternamente l’apparato murario della facciata principale, del prospetto laterale e della torre campanaria, mentre all’interno della Chiesa si è operato nelle tre cappelle del lato sinistro e nella Cappella della Natività della Vergine sul lato destro. Anche la controfacciata, con la maestosa cantoria lignea, è stata oggetto di recupero.

Gli eventi sismici – oltre a danneggiare con distacchi, scollamenti e crolli le superfici decorate – hanno indebolito anche la stabilità di tutte le strutture portanti. Le operazioni di restauro, dunque, hanno interessato sia il consolidamento di profondità delle murature per il recupero statico, sia il consolidamento di superficie per il ripristino degli elementi di finitura decorativa plastica e pittorica.

I lacerti delle parti cadute – laddove possibile – sono stati raccolti e catalogati immediatamente dopo il terremoto e ricollocati in situ durante il restauro. Vista la frammentarietà di reperti rinvenuti e la grande estensione dell’affresco collassato, la Conversione di Sant’Ignazio, ad esempio, come nell’assemblaggio di un puzzle, ha richiesto un lavoro complesso e minuzioso per la ricomposizione della scena raffigurata.

A causa delle fratture architettoniche provocate dal sisma, in alcuni punti le infiltrazioni piovane hanno dilavato gli affreschi pregiudicando la stabilità della pellicola pittorica.

Tutte le porzioni, una volta recuperate, sono state stuccate e reintegrate, da una parte ripristinando e conservando le opere danneggiate, dall’altro rendendo comprensibili le tracce del trauma vissuto delle superfici per la corretta lettura e riconoscibilità dell’intervento.

I danni rilevati hanno determinato l’estensione e la natura degli interventi di consolidamento strutturale che hanno coinvolto in maggior misura i setti murari della navata centrale ed i setti delle navate laterali per cui è stato necessario il posizionamento di catene (due catene erano già state inserite con lavori antecedenti al Sisma); si è poi intervenuti sull’abside con la ricostruzione di una porzione di parete crollata e la realizzazione di un cordolo armato su tutto il perimetro dell’edificio; ancora si è intervenuti sul timpano della facciata anteriore e posteriore, sul campanile, sulle volte e sulle coperture con smontaggio delle vecchie, il montaggio di nuove capriate e realizzazione di nuovi tetti in legno.

 

Dati del cantiere di restauro

Proprietà Arcidiocesi di L’Aquila 

Stazione appaltante Segretariato regionale MiC per l’Abruzzo 

Imprese esecutrici R.T.I. Capogruppo mandataria EDILFAMAR (71%) –Mandante DIPE (29%) 

I Lotto CIPE 43/2012 – € 800.000,00 | Rup: Antonio Celenza, Corrado Marsili, Giuseppe Rossi – Direttore dei lavori: Claudio Ciofani 

II Lotto CIPE 135/2012 – € 3.000.000,00 | Rup: Marina Cesira D’Innocenzo – Direttore dei lavori: Claudio Ciofani 

III Lotto CIPE 112/2015 – € 3.000.000,00 | RUP: Paolo Mascilli Migliorini, Maria Rita Copersino – Direttore dei lavori: Gianfranco D’Alò, Giuseppe Meduri 

Lavorazioni in corso Lavorazioni dell’atto aggiuntivo n.2

Una delle opere più interessanti di Santa Margherita dei Gesuiti è il Crocifisso ligneo attribuito a Giovanni Di Biasuccio.
Nel 2018 l’opera quattrocentesca è stata sottoposta ad un importante intervento di restauro, diretto dalla dottoressa Biancamaria Colasacco, nell’ambito di Restituzioni, un programma biennale di restauri di opere d’arte appartenenti al patrimonio del Paese, promosso e curato da Intesa Sanpaolo.

 

Giovanni di Biasiuccio (Fontavignone, L’Aquila; attivo a L’Aquila nella seconda metà del
XV secolo) – Crocifisso, fine del XV secolo

Scheda storico-artistica e relazione di restauro
Restauro del Crocifisso di Biasuccio

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