La Chiesa di Santa Margherita dei Gesuiti a l’Aquila è immersa in un contesto urbano di grande pregio circondata da imponenti edifici storici, quali Palazzo Camponeschi, Palazzetto dei Nobili, Palazzo Margherita e Palazzo Pica Alfieri e Palazzo Quinzi. La Chiesa è l’unico esempio rimasto, in tutto l’Abruzzo, di Chiesa Gesuitica con annesso Collegio.
La sua origine risale agli anni della fondazione dell’Aquila e fu edificata nel quarto di San Pietro dal castello di Forcella, uno dei castelli fondatori della città. A partire dal XV secolo, l’area circostante viene coinvolta in un vasto progetto di riedificazione, dovuto alla realizzazione del Palazzo della Camera e all’arrivo dei Padri Gesuiti. Fu proprio la delibera del Consiglio cittadino (1592) a consentire ai Padri Gesuiti l’insediamento in città.
Dal 1596 vengono realizzati diversi progetti per la Chiesa e l’annesso Collegio: uno nel 1610 e uno nel 1625, opera dell’architetto Padre Agatio Stoia. L’acquisizione dei lotti su cui insistevano la Chiesa di Santa Margherita di Forcella e l’adiacente Palazzo della famiglia Quinzi, permisero l’avvio dei lavori nel 1636. Inizialmente la costruzione partì spedita per poi subire, nel corso del tempo, continue battute d’arresto dovute a problemi finanziari. Questo iter si concluse nel 1692 quando si arrivò alla decisione di rinunciare alla realizzazione della cupola, dell’abside e del transetto. Ulteriore sospensione dei lavori si ebbe nel 1703 a causa del “Grande terremoto” che colpì L’Aquila, danneggiando la Chiesa e soprattutto il Collegio.
Ancora oggi la facciata della Chiesa si presenta a grezzo, tranne la fascia della zoccolatura inferiore, ma sulla base di studi recentissimi, si può ipotizzare che presentasse, come da modelli architettonici indicati dagli stessi Padri Gesuiti, una suddivisione in due ordini con l’inferiore partito in cinque campate da robuste lesene e il superiore con un finestrone centrale e la terminazione a timpano. Al centro vi è il pregevole portale ligneo con timpano, sormontato da un finestrone rettangolare.
Lungo il muro perimetrale si apre, in corrispondenza dell’attuale Via Bafile un ingresso secondario decorato con un pregevole bassorilievo marmoreo, opera di Giovanni de’ Rettori.
La torre campanaria a sinistra, contigua a Palazzo Camponeschi, ha vissuto una singolare vicenda di duplicazione nel 1786, in occasione della traslazione delle reliquie di Sant’Equizio (compatrono di L’Aquila) all’interno della Chiesa. La doppia torre campanaria venne poi abbattuta nel corso del XXI secolo.
L’interno a navata unica con volta a botte, presenta sei cappelle laterali (tre per lato) separate da doppie paraste in ordine corinzio ed è caratterizzato da un gusto tardo cinquecentesco di matrice manierista a cui si sovrappone la successiva decorazione di tipo barocco.
La parte terminale dell’aula si presenta priva dell’abside e termina con una parete diaframma, evidenza della brusca interruzione dei lavori di costruzione dell’edificio sacro.
In controfacciata, poggiato su sottili colonne in marmo, un organo a cantoria. Sulle volte e sulle pareti delle cappelle sono visibili affreschi di Lorenzo Berrettini e Girolamo Cenatiempo e quadri di Pietro Damini e Gregorio Grassi. La seconda cappella a destra presenta un affresco frammentario di una Madonna col Bambino di Saturnino Gatti, mentre un monumento sepolcrale contiene le spoglie di Sant’Equizio. Nella navata sinistra è collocato un Crocifisso databile alla fine del XV secolo attribuito a Giovanni di Biasuccio.
Avanzamento
Proprietà
Arcidiocesi di L’Aquila
Fonte e importo del finanziamento
CIPE 43/2012: 800.000,00€ (I lotto)
CIPE 135/2012: 3.000.000,00€ (II lotto)
CIPE 112/2015: 3.000.000,00€ (III lotto)
Livello di danno
medio-alto
Stato di attuazione
in fase di conclusione
Inaugurazione
Descrizione dell’intervento
Il lungo e complesso percorso di restauro della Chiesa ha interessato tutto l’apparato architettonico sia nella parte strutturale che in quella decorativa. Dopo le operazioni di messa in sicurezza si è proceduto con il consolidamento strutturale che ha coinvolto principalmente i setti murari della navata centrale ed i setti delle navate laterali dove si è reso necessario il posizionamento di catene (due catene erano già state inserite con lavori antecedenti al sisma); si è poi intervenuti sull’abside con la ricostruzione di una porzione di parete crollata e la realizzazione di un cordolo armato su tutto il perimetro dell’edificio; ancora si è intervenuti sul timpano della facciata anteriore e posteriore, sul campanile, sulle volte e sulle coperture con smontaggio delle vecchie, il montaggio di nuove capriate e realizzazione di nuovi tetti in legno.
All’esterno, gli interventi di consolidamento e pulitura hanno riguardato sia la facciata principale che quella del prospetto laterale di Via Bafile, inclusi gli elementi lapidei relativi al portale d’ingresso, al portalino laterale ed ai basamenti in pietra, per completarsi sulle superfici lapidee, in stucco ed intonaco della torre campanaria.
Sui dipinti murali dell’interno sono state effettuate le operazioni di consolidamento di profondità per garantire il ripristino dell’adesione tra i vari strati di intonaco con iniezioni di malte a base di calci naturali. Si è poi proceduto al ripristino della coesione della pellicola pittorica ricollocando, dove possibile, i frammenti caduti e poi con iniezioni a base resine acriliche per il consolidamento superficiale. In diverse cappelle sono state effettuate operazioni per la rimozione dei sali attraverso impacchi con acqua demineralizzata; nella Cappella della Natività della Vergine, per esempio, le copiose infiltrazioni piovane avevano portato alla formazione di estese efflorescenze.
Anche questo restauro, come molti altri in città, ha riservato delle nuove ed inedite scoperte; infatti durante i lavori sulla cantoria lignea è emersa, sotto vari strati di ridipinture, una decorazione a finti marmi. Si è quindi proceduto alle operazioni di descialbo che hanno consentito di recuperare tutto lo strato pittorico.
La fase finale del restauro degli apparati decorativi ha riguardato il cosiddetto “ritocco pittorico”: operazione che consente il recupero della visione d’insieme dei dipinti attraverso la ricomposizione, con colori ad acquerello, della leggibilità cromatica dell’opera.
Stazione appaltante
Segretariato Regionale MiC per l’Abruzzo
RUP
Maria Rita Copersino
Direzione dei lavori
Arch. Giuseppe Meduri
Impresa esecutrice
R.T.I. Capogruppo mandataria EDILFAMAR (71%) –Mandante DIPE (29%)
Gara
Contratto d’Appalto
Data inizio lavori e fine lavori